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L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria autoimmune, cronica, altamente invalidante e a carattere sistemico. Tra i sintomi più frequenti ci sono: rigidità mattutina prolungata, dolore, tumefazione articolare e deformità articolari tali da poter comportare la progressiva perdita delle capacità funzionali, compromettendo la qualità della vita del paziente in tutti gli ambiti. In Italia, circa l’1% della popolazione è affetta da artrite reumatoide, una malattia reumatica che colpisce 1 persona ogni 250 abitanti, per un totale di circa 400 mila persone malate nel nostro paese.

L’arma per contrastare quanto prima i sintomi dell’artrite reumatoide è la diagnosi precoce e il tempestivo inizio del percorso di cura. Ma a che punto siamo con le cure? “Quest’anno c’è stata l’approvazione di due nuove molecole anti jak per l’artrite reumatoide, upadacitinib e filgotinib, andando così ad ampliare la famiglia dei farmaci per somministrazione orale. Non dobbiamo, però, dimenticare che il trattamento per l’artrite reumatoide non è solo farmacologico, ma deve prevedere anche un approccio da parte delle altre figure professionali che ruotano intorno al paziente.

A partire dal medico di base, che deve essere informato tempestivamente sulla terapia e gli effetti collaterali, per far sì che possa tenere sotto controllo la compliance terapeutica del proprio paziente, fino ad arrivare al campo della riabilitazione fisica e psicologica. Solo così, si potrà raggiungere un vero approccio globale al paziente”, dichiara la Dottoressa Gilda Sandri, reumatologa presso il Policlinico di Modena ed ex Vicepresidente CReI.

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