Introduzione

Il Fisioterapista è il Professionista Sanitario in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge, in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, attività di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree delle motricità, delle funzioni corticali superiori e di quelle viscerali.

È il professionista sanitario che risponde alle diverse problematiche di movimento e funzione che insorgono dall’infanzia alla terza età.

DECRETO 8 settembre 2022, n. 183

Regolamento recante istituzione degli Ordini territoriali della professione sanitaria di fisioterapista e della Federazione nazionale degli Ordini della professione sanitaria di fisioterapista.

(22G00193) (GU Serie Generale n.280 del 30-11-2022) D.M. 14 SETTEMBRE 1994 N. 741.

Ruolo

Il Fisioterapista valuta le disfunzioni presenti o potenziali;

aiuta a superarle o a prevenirle;

aiuta a recuperare un movimento o una funzione perduta;

identifica i dispositivi o gli adattamenti ambientali più utili per favorire la massima autonomia.

Identifica e ottimizza le potenzialità del movimento, negli ambiti della promozione e mantenimento della salute e della qualità di vita, della prevenzione dei danni, delle limitazioni funzionali, disabilità e lesioni, del trattamento e della riabilitazione.

Identifica e adotta le migliori strategie per la prevenzione, valutazione, cura, abilitazione e riabilitazione, palliazione di disfunzioni di vari sistemi come ad esempio quelli neuro muscoloscheletrico, nervoso, cognitivo, ma anche cardiocircolatorio e respiratorio.

Attività primarie

promozione e prevenzione della salute, educazione terapeutica;

identificazione dei problemi funzionali delle persone e della collettività;

valutazione, pianificazione, gestione e rivalutazione del trattamento;

cura e riabilitazione degli individui con perdita e disturbi del movimento;

formazione di studenti e personale dell’equipe;

ricerca per lo sviluppo della fisioterapia e delle migliori pratiche.

Formazione:

conoscenze e competenze professionali specifiche;

competenze comunicativo-relazionali;

competenze educative e di counselling;

abilità di auto-aggiornamento e ricerca.

Ambiti lavorativi

Nelle strutture sanitarie pubbliche o private, in regime di lavoro dipendente o libero professionale, nelle attività didattiche del proprio Corso di Laurea o finalizzate alla propria e altrui formazione, all’aggiornamento professionale, nella ricerca scientifica di settore e nei rapporti con l’industria.

Mi occupo da 35 anni di riabilitazione reumatologica collaborando con Società Scientifiche Nazionali ed Internazionali e con il  Ministero della Salute alla stesura di PDTA in ambito reumatologico.

Collaboro con le Associazioni Nazionali di persone affette da patologie reumatiche e ho un’esperienza trentennale come docente universitario in più di 10 università italiane, tra cui l’Università Bicocca di Milano,  l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e Firenze.

Nel 2000 ho fondato il GIS (Gruppo Interesse Specialistico) di Riabilitazione Reumatologica dell’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti)  sono socia fondatrice dell’AMuRR (Associazione Multidisciplinare Riabilitazione Reumatologica)  della Società Italiana di Fisioterapia (SIF) e dell’AIORP (Associazione Italiana Professionisti della salute in Reumatologia)

Sono autrice di pubblicazioni scientifiche e capitoli su libri scientifici e riviste nazionali e internazionali. Sono prima autrice di diversi libri tra cui la prima edizione de “La riabilitazione integrata delle malattie reumatiche”, 2005. Tra le altre, ho pubblicato un titolo FAD (formazione a distanza) su temi quali il dolore, l’artrosi e la riabilitazione dell’osteoporosi.

Nel periodo del look down ho preparato e condotto corsi on line per diverse patologie reumatologiche.

Patologie

LA INTERDISCIPLINARIETA’ NELLA CURA DELLE ULCERE NELLA PERSONA CON SCLEROSI SISTEMICA

Come per qualsiasi patologia anche per la sclerosi sistemica, per poterla affrontare in modo più adeguato e ottenere quindi migliori risultati, è importante che il paziente ne conosca le caratteristiche, diventi cioè
un paziente “esperto”. Un valido aiuto in questa direzione viene offerto dall’associazione GILS che svolge una continua opera di informazione ed educazione tramite la propria rivista e i vari eventi che organizza.

Il paziente informato sarà in grado di comprendere meglio la sintomatologia, esporre con maggior chiarezza il proprio stato, comunicare efficacemente col medico e con le altre figure professionali coinvolte nel processo di diagnosi e cura, non solo per quanto riguarda la sintomatologia legata alla malattia, ma anche per i fattori contestuali che giocano un ruolo importante nelle variabili del successo terapeutico.

Il malato sarà quindi il protagonista all’interno del percorso diagnosi e cura ma dovrà essere supportato da figure professionali esperte che riescano a creare un programma terapeutico multidisciplinare ( come suggeriscono anche le Linee Guida Internazionali) in cui medici e professionisti della salute esperti (fisioterapisti, infermieri, podologi e terapisti occupazionali) possono confrontarsi e definire il ruolo di ognuno. Questo è fondamentale soprattutto nel trattamento delle ulcere, un problema molto grave che può presentarsi sulle dita delle mani, dei piedi, sui gomiti e sulle caviglie. In questo caso il medico definisce il piano terapeutico; l’infermiere, con opportune medicazioni, si occupa direttamente della cura dell’ulcera; il terapista occupazionale garantisce gli ausili e il loro uso per evitare che le ulcere continuino a recidivare.

Fondamentale è, ad esempio, l’ausilio per l’igiene intima che sostituisce la mano nella pulizia evitando che il contatto delle dita con le feci causa infezione ai polpastrelli. Nel caso siano i piedi ad essere coinvolti, il podologo provvede alla cura e alla realizzazione di supporti adeguati come solette su misura, plantari, protesi in silicone.

Molto importante l’intervento del fisioterapista per il riequilibrio muscolo-scheletrico e per assicurare una gestualità corretta. Poiché le ulcere causano dolore, il paziente cerca di contrastarlo assumendo posizioni errate e gesti adattativi, il corpo perde così l’armonia e il dolore si trasferisce in altre parti del corpo. Se sono le mani ad essere coinvolte la persona modifica i movimenti per non gravare sulla parte dolente: in questo modo provoca una alterazione del sistema muscolo-scheletrico ma soprattutto tensioni e retrazioni nei tessuti.

La situazione è ancora più difficile quando sono i piedi ad essere colpiti perché, assumendo posizioni scorrette, si compromette la deambulazione.
A questo punto è chiaro che il malato, coi suoi problemi e le sue esigenze, deve essere al centro del processo di diagnosi e cura, ma è altrettanto chiaro come sia indispensabile, affinché la cura sia efficace, che gli operatori siano coinvolti in un rapporto di interdisciplinarità, cioè di costante relazione e conoscenza del lavoro che stanno svolgendo. Questo è sicuramente il modo migliore per affrontare la cura, anche quando si tratta di situazioni oggettivamente critiche per le quali è fondamentale la riabilitazione.

La riabilitazione nella sindrome di Sjӧgren svolge un ruolo fondamentale. Essa agisce direttamente sui distretti interessati dalla malattia e parallelamente sui danni secondari, risposte messe in atto dalla persona con finalità antalgica.

IL RUOLO DI UNA CORRETTA RESPIRAZIONE

Le principali società scientifiche internazionali raccomandano l’astensione dal fumo e l’adozione di una regolare attività fisica di tipo aerobico da eseguire per almeno 30 minuti al giorno 5 volte a settimana.
In particolare il nuoto consente di migliorare la funzionalità respiratoria.
Sono indicate attività che coinvolgono ampi gruppi muscolari quali camminare a passo veloce, pedalare, fare esercizi in acqua o utilizzare videogames interattivi tramite console finalizzati all’azione e all’esercizio attivo.
Tali indicazioni hanno come fine la prevenzione dell’instaurarsi di un quadro funzionale respiratorio di tipo restrittivo o ritardarne l’evoluzione sfavorevole e contrastare il decondizionamento cardiorespiratorio.
Ad un corretto stile di vita si aggiungono esercizi respiratori che devono essere associati ai programmi di quotidiana fisioterapia.
La respirazione si esegue grazie a delle inspirazioni lente e profonde, inalando l’aria attraverso il naso, seguite da una apnea di almeno 3 secondi ed espirazioni lente fino a completa esalazione.
Per evitare l’iperventilazione tali atti respiratori devono essere intervallati da periodi di respiro tranquillo.
Gli esercizi di respiro profondo devono essere associati a tutti gli esercizi proposti.
E’ consigliabile comunque, prima di intraprendere un’attività di tipo aerobico confrontarsi con il medico specialista ed il fisioterapista di riferimento.

PROBLEMATICHE OCULARI:
La secchezza oculare nella sindrome di Sjӧgren comporta un irrigidimento dei muscoli orbitali e facciali, con un coinvolgimento del collo, delle spalle e del torace.
Le contratture muscolari di lunga durata possono provocare mal di testa, difficoltà di concentrazione, senso di pesantezza.

PROSEGUI LA LETTURA CON GLI ESERCIZI UTILI, LE INDICAZIONI E I CONSIGLI DEL FISIOTERAPISTA

Progetti

Tre cose fondamentali che le persone mi hanno insegnato in due anni di teleriabilitazione: diario di una fisioterapista

Tra il 2021 e il 2022, sulla scia degli isolamenti da Covid e di una nuova dimestichezza con gli strumenti digitali, ho avuto l’onore di realizzare un progetto di teleriabilitazione con 40 donne provenienti da tutta Italia. Ognuna nella propria casa, ognuna con una diagnosi di sclerodermia.
La Sclerosi Sistemica (SSc), comunemente definita come Sclerodermia, è una complessa patologia autoimmune sistemica, ad andamento cronico, rappresentata da tre principali caratteristiche istopatologiche, danno vascolare con alterazioni strutturali e funzionali dei capillari, attivazione di cellule del sistema immunitario, eccessiva deposizione di collagene nella cute a livello degli organi interni.

Ogni settimana, per 90 minuti, ci siamo viste attraverso lo schermo su Zoom per fare esercizi, parlare, condividere, ridere e ascoltare. In questi due anni ho imparato qualcosa di fondamentale da questa esperienza inedita, nonostante i miei 40 anni di carriera.
E ho deciso di raccontarla.

L’intricata trama dell’esperienza umana della malattia

Appena atterrata nello spazio digitale dell’incontro con donne che venivano da ogni parte d’Italia, ho immediatamente compreso che intendere il gruppo come un unicum omogeneo accomunato dalla medesima esperienza di malattia sarebbe stato sterile e infruttuoso. Le esperienze, le emozioni, i vissuti, i pensieri di quel gruppo di persone riunite davanti ad uno schermo era, nelle parole del filosofo tedesco Ernst Cassirer, “l’intricata trama dell’umana esperienza”, fatta di “paure e speranze, illusioni e disillusioni, fra fantasmi e sogni”. La persona, con i suoi vissuti, le sue caratteristiche e all’interno del suo contesto è sempre altro dalla semplice malattia, e porta sempre con sé questo bagaglio eterogeneo e multi-sfaccettato che esula da indicatori quali dolore e livello di mobilità, e apre ad un mondo.
Per questa ragione, arrivare alla persona non è una linea retta. È un processo che mi ha costretta a chiedere di essere accompagnata da ognuna di loro, nel rispetto dei confini e nell’ascolto dei loro bisogni, sia fisici che emotivi. Invece che calare dall’alto le mie competenze e scegliere gli esercizi per la malattia da svolgere in teleriabilitazione, ho dovuto fare un passo indietro – complice la tecnologia che costringe sempre ad una distanza – e fermarmi in un ascolto più attento, talvolta faticoso, per plasmare il mio contributo in modo che avesse valore per chi lo riceveva. Ho scoperto che la malattia porta con sé dei sensi di colpa, delle difficoltà ad esprimere la complessità dell’esperienza e le angosce che derivano dal non riuscire a farsi comprendere da chi ti deve aiutare. Spesso mi è stato chiesto di svolgere il ruolo di intermediaria tra la persona e il professionista sanitario di riferimento (podologo, fisioterapista). Ho capito allora che non ero solo la persona che indicava gli esercizi per il viso, ma anche una figura che aveva la responsabilità di portare quelle informazioni sensibili e fare da ponte tra l’esperienza e la cura.
“Mi ha permesso di districarmi nel labirinto di emozioni e di impegni che questa malattia ha scatenato” Maria Rita

Da conoscenza a coscienza: la tempesta perfetta della presa in carico di sé
Hobbes ha scritto che la conoscenza è potere. Mi sono domandata, all’inizio del percorso, che cosa fosse utile sapere a queste donne che avevano età, stadi di avanzamento della malattia e livelli di educazione diversi. Ho mostrato delle slide che spiegavano nel dettaglio sintomi, manifestazioni cliniche negli stadi di malattia, e ho visto gli sguardi persi e un po’ preoccupati dall’altra parte del monitor. Allora ho cambiato strategia.
Il potere, per le donne del gruppo di teleriabilitazione, non si fermava alla conoscenza della patologia, ma necessitava un passo successivo. In che modo quelle nozioni erano effettivamente utili, funzionali, pratiche nel modo in cui osservavano e si prendevano cura di se stesse? Ho iniziato con lo spiegare che provare dolore durante la riabilitazione non va bene. E ho continuato raccontando come interpretare i segnali del proprio corpo, mettendosi in ascolto consapevole e benevolo di quello che provavano. Questo ha messo in moto un meccanismo nuovo di coscienza di sé, espresso in modalità diverse per ognuna di loro in una dinamica di condivisione di gruppo, che passa anche dalla capacità di identificare cosa sia ok e cosa no nella complessa esperienza della malattia, con sé e con il team di curanti.
“Siamo diventate esperte e consapevoli. Più forti insieme.” Daniela

Da quel momento, il passo è stato più breve. Abbiamo deciso di ampliare i nostri orizzonti con delle lezioni “fuori programma”, che andavano ad approfondire tematiche legate ad altri disturbi muscolo-scheletrici e organicistici. Una lezione è stata dedicata alla lombalgia, e una delle partecipanti ha commentato “allora il mio dolore non è tutta colpa della sclerodermia!”. Tra i sorrisi, chi diceva “anche io” e chi cercava di capire come far funzionare il microfono, mi sono resa conto dell’importanza di uscire mentalmente dall’imbuto della patologia e attraversare mondi attigui che offrano una lente interpretativa più ricca e ampia sull’esperienza – ad esempio – del dolore. Un’altra lezione è stata dedicata al ruolo e ai compiti delle figure professionali di sostegno al percorso: il podologo, ad esempio, era quasi un mito per molte di loro. Lo stupore delle loro facce davanti alla descrizione delle capacità del podologo e dei benefici concreti mi ha fatto riflettere.

Questo bagaglio di condivisione e di conoscenza ha generato, come una tempesta perfetta, una visione di sé trasformata da una nuova narrativa di azione. La capacità di gestire la malattia ha permesso un nuovo sguardo sulla malattia stessa, e di conseguenza sulla percezione di sé da vittima a protagonista attiva del proprio stato di salute.
“Ho imparato a non sentire questo cambiamento come uno sconvolgimento della mia vita, ma a viverlo come una trasformazione che potevo io stessa operare, e della quale non ero vittima ma attore principale” Maria Rita

Dalla solitudine alla comunità

E infine, ma forse prima di tutto, la comunità. La banalità tecnica del digitale ha fatto esplodere il valore della condivisione esperienziale al di fuori delle proprie case, delle proprie città e delle proprie regioni. Ha messo insieme persone che altrimenti avrebbero fatto fatica ad incontrarsi, ma non solo per fare teleriabilitazione.
L’uomo è un animale sociale, e nella mia esperienza le persone affette da patologie autoimmuni lo sono di più, nel senso più profondo del bisogno di entrare in contatto con l’altro. La condivisione e il sentirsi insieme estrae da quella specifica solitudine della malattia che è radicata ben oltre l’assenza fisica dell’altro, e che spesso nel racconto di queste donne ha la forma di un muro o del vuoto. La solidarietà, l’aiuto, il sentire che non si è gli unici a vivere quelle emozioni, quei disagi, ma anche quei traguardi e quelle gioie piccole che sono note solo a chi magari non riesce più a chiudere la bocca e ha guadagnato un centimetro in un mese di riabilitazione. Tutto questo è stata la mia esperienza da osservatrice silenziosa delle dinamiche sorprendenti che si sono svolte nella regolarità di incontri che non avevano nulla di fisico, ma spiravano comunione e solidarietà.
“Siamo un gruppo solidale, ci aiutiamo scambiandoci consigli su problematiche quotidiane e questo è importante perché non ci fa sentire sole” Laura
E vedendo nascere interazioni tra nuove arrivate, magari da poco diagnosticate, ed esperte della propria vita con la patologia, ho compreso il potenziale enorme della rete di supporto, di cui si parla tanto, ma che ho visto per la prima volta svolgersi concretamente davanti ai miei occhi.
L’entusiasmo per la crescente capacità di sentire, comprendere e gestire con coscienza il proprio stato di salute è diventato una miccia per sentirsi utile non solo per se stessi ma anche per gli altri. Giusy è diventata la referente per identificare i produttori e distributori degli ausili utili per la vita quotidiana, come guanti, scaldini, apriscatole elettrici. Camilla si è fatta primo punto di contatto con i nuovi arrivati. Una cosiddetta “buddy”, all’inglese. Dal paziente alla guida per i nuovi pazienti.
Ed è inutile dire che questa condivisione ha fatto nascere nuove amicizie, ha stretto legami, e ha creato un sistema di supporto per chi si trova in difficoltà.
“Penso a tutte le persone che ho conosciuto, nelle quali ho visto rispecchiati i miei sentimenti, le mie paure, i miei momenti di combattività, e mi sembra davvero di aver condiviso qualcosa di profondo.” Maria Rita

Per concludere, da questa esperienza ho imparato molte cose. Alcune le sapevo, ma non ne avevo realizzato la potenza di impatto finché non le ho viste svolgersi davanti a me.
Ad esempio, che la riabilitazione non è solo far fare gli esercizi ai malati. È un percorso che deve accompagnare fuori da una dinamica consolatoria e mono-direzionale di presa in carico. La dinamica del “poverina, è malata”. Del “non c’è molto che si possa fare, ormai”. Una strada che valorizzi il contributo unico della persona per sé stessa e per un contesto comunitario più ampio, supportato a volte dall’accesso del digitale.
La persona soffre di una patologia, ma non è de-finita da essa. La persona non finisce con la sua malattia. E questo non lo dico io, fisioterapista e curante. Lo dice molto bene Maria Rita:
Si tratta di “prendere “confidenza” con questa malattia, smettere di cercare di tenerla fuori, ma includerla nella mia vita come una cosa che ne fa parte e che si aggiunge al mio essere.”

L’ emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 e la conseguente necessità di distanziamento sociale, hanno imposto numerosi cambiamenti nelle abitudini e stili di vita di ognuno, ma le nuove tecnologie si sono dimostrate utili strumenti per abbattere le distanze e non perdere di vista gli obiettivi.

In tal senso come supporto per i professionisti sanitari, la tecnologia riveste un ruolo sempre più importante nella riabilitazione. Essa consente di ridurre le degenze ospedaliere, migliorare il coinvolgimento del paziente, aumentarne l’indipendenza e migliorare gli out-comes.

La teleriabilitazione rappresenta un esempio di come gli strumenti informatici (video, siti web, programmi informatici) possano fornire un supporto di lavoro utile nonostante le distanze.

Utilizzando una combinazione di strategie di riabilitazione tradizionali e moderne, i pazienti possono raggiungere i propri obiettivi più velocemente migliorando il loro stato di salute inteso come benessere psicofisico e sociale.

Il programma proposto con youtube si è mostrato nel periodo della pandemia e tutt’oggi un valido aiuto per le persone che per diverse ragioni non hanno potuto e non possono  accedere ai centri di riabilitazione.

Trova il video nel canale Youtube, Tiziana Nava accessibile al seguente link: https://www.youtube.com/channel/UCWwI5B58hg2bm1Dur6hRmIA/

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