“Possiamo esimerci dal connettere inscindibilmente la sempre più necessaria “medicina di prossimità” con un approccio di “medicina di genere”? Risposta: no, non possiamo. I due temi sono profondamente interconnessi e rappresentano la struttura portante dei servizi sanitari del futuro, laddove il futuro stesso cerca di affrancarsi in modo radicale dalla “massificazione” della presa in carico, approccio (prima di tutto) culturale che speriamo di lasciarci alle spalle in modo definitivo”. Con queste parole inizia un intervento di Daniela Marotto e Patrizia Amato e pubblicato su Sole24OreSanità con il titolo “Reumatologia e genere: la sfida della prossimità”. L’intervento prende le mosse dall’evento recentemente tenuto a Paestum, che ha concentrato la sua attenzione proprio sulla necessità di avere un approccio di genere anche in ambito reumatologico, per poter sviluppare approcci diagnostici, terapeutici ed organizzativi concretamente orientati ad una personalizzazione delle cure.
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