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Le malattie reumatologiche sono patologie croniche altamente complesse, spesso associate a compromissione sistemica, comorbilità e dolore, ed inoltre gravate da un andamento potenzialmente invalidante. In Italia occupano il secondo posto nella scala di morbosità di tutte le malattie, dopo quelle del sistema cardiovascolare, e il primo posto tra le affezioni cronico-degenerative.

È ampiamente dimostrato – e tutti gli specialisti concordano in questo – che la sola terapia farmacologica non è sufficiente per una corretta gestione della persona affetta da malattia reumatologica. Nella quotidianità è ormai inaggirabile la necessità di un approccio olistico a un “soggetto complesso” come il malato reumatologico, che non si può studiare e curare come fosse un assemblaggio di componenti meccaniche. Per superare queste difficoltà è necessario avere una visione d’insieme, che guardi alla persona nella sua globalità e che si adatti continuamente alla sua situazione bio-psico-sociale, allo stadio e alla fase della malattia del singolo, secondo un percorso che preveda un approccio interdisciplinare e transdisciplinare.
Le più recenti Linee Guida Eular prevedono la collaborazione e il coordinamento del reumatologo con un team costituito da altri medici specialisti e con professionisti sanitari come fisioterapista, infermiere, terapista occupazionale, assistente sociale, psicologo.

Le Linee Guida sono riferimento ottimale per la gestione della patologia, ma purtroppo nella realtà si assiste difficilmente alla cooperazione professionale tanto auspicata. Si evidenzia ancora oggi un divario importante: cosa accade infatti in conseguenza dell’azione dello specialista che prende in carico il paziente reumatologico. Esiste nei fatti un’autentica presa in carico multidisciplinare di questo paziente? Purtroppo sappiamo che questi può sperimentare di essere curato con il solo trattamento farmacologico, oppure con le sole terapie fisiche o fisiochinesiterapiche; in altri casi può non ricevere la corretta educazione terapeutica. Insomma: le cose non funzionano ancora come auspicato.

 

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