4 Febbraio, World Cancer Day: è necessaria l’unione di forze tra Reumatologia e Oncologia

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4 FEBBRAIO, WORLD CANCER DAY:
E’ NECESSARIA L’UNIONE DI FORZE
TRA REUMATOLOGIA E ONCOLOGIA

I PUNTI DI CONTATTO TRA LE DUE PATOLOGIE SONO SEMPRE PIU’ EVIDENTI E AL CENTRO DEGLI STUDI SCIENTIFICI. LA PRESIDENTE MAROTTO: LA COOPERAZIONE TRA LE DUE SPECIALITA’ E’ POSSIBILE. IL NOSTRO INVITO E’ AVVIARE UN DIALOGO MULTIDISCIPLINARE DIFFUSO E CONTINUO SUL TERRITORIO CON LA COLLABORAZIONE DI BIOLOGI, FARMACOLOGI, FISIATRI, PSICOLOGI, FISIOTERAPISTI E CARE-GIVERS

ROMA, 1 FEBBRAIO 2024 – Il tema del World Cancer Day 2024 (4 febbraio) è Colmare il divario assistenziale. Per creare un futuro senza cancro (Close the care gap. Create a future without cancer). Anche i reumatologi del Collegio Reumatologi Italiani – CReI sentono come “sfidante” questo messaggio, e lo rilanciano all’interno del proprio ambito disciplinare: “Il primo divario da colmare oggi è quello che separa in compartimenti stagni le conoscenze delle differenti discipline, privando il SSN e i pazienti di quelle conoscenze necessarie per un approccio completo ai bisogni di salute”, dichiara Daniela Marotto, presidente CReI, “Desideriamo quindi cogliere l’occasione del World Cancer Day per ricordare la necessità di un impegno concreto e continuo per la creazione di una relazione tra la comunità dei reumatologi e quella dell’oncologia”.

CREI parla oggi in funzione di un’azione già avviata, visto che ormai dallo scorso anno è stato creato il Gruppo di Studio (unico nel suo genere a livello internazionale) sull’onco-reumatologia, che vede la partecipazione di CREI, di Antonio Giordano (professore presso la Sbarro Health Research Organization-Temple University, Philadelphia-USA e Università di Siena), insieme ad altri ricercatori e professionisti impegnati nella messa in comune di analisi, studi, operatività ed approfondimenti sulla relazione complessa esistente fra neoplasie e malattie reumatiche. Questo gruppo di studio multidisciplinare sta già elaborando i primi dati epidemiologici Italiani sulla correlazione neoplasie e malattie reumatologiche, e la pubblicazione di questi dati (previsti all’interno del Congresso CREI 2024, che si terrà ad ottobre a Firenze) rappresenta un dato assolutamente inedito sullo scenario nazionale. “Dobbiamo dire che la relazione tra le due discipline è ancora agli albori”, prosegue la presidente CReI, “L’esame approfondito degli atti del congresso EULAR 2023 lo ha evidenziato molto chiaramente: solo il 5% dei contributi scientifici presentati al Congresso europeo tenutosi a Milano riguardava argomenti onco-reumatologici e, soprattutto, essi erano disseminati nelle varie sessioni dell’evento, senza alcuna precisa impostazione sistematica. Ciò sembra indicare che non esiste ancora un adeguato e diffuso riconoscimento del rilievo scientifico peculiare dell’onco-reumatologia a livello internazionale”.

Eppure – e qui sta l’elemento positivo su cui basarsi – qualcosa di muove visto che alcuni centri internazionali di ricerca (Johns Hopkins University School of Medicine-USA; Hungarian OncoRheumatology Network, HORN-Hungary; Huazhong University of Science and Technology, Wuhan-China) hanno pubblicato recentemente importanti contributi sull’argomento. Proprio in questi studi si colgono le motivazioni scientifiche di una relazione tra oncologia e reumatologia. I punti di contatto tra le due patologie sono oggettivamente riconosciuti sia per fattori eziologici (esposizioni favorenti, come infezioni, fumo, agenti inquinanti, ecc.) che per suscettibilità genetiche comuni. L’infiammazione cronica e il danno tissutale delle affezioni reumatiche producono citochine e chemochine (mediatori dell’infiammazione stessa) e sbilanciamento dell’immunità, che può essere compromessa anche dai farmaci antireumatici, facilitando complessivamente l’insorgenza e la progressione di neoplasie. A loro volta, queste ultime promuovono la produzione e la presentazione di neo antigeni, l’attivazione di recettori antigenici, l’infiltrazione da parte di linfociti e l’infiammazione, con produzione di citochine e chemochine anche in questo caso. Inoltre la terapia antineoplastica (ad esempio quella ormonale per il cancro della mammella e della prostata e, più recentemente, l’immunoterapia) determina eventi avversi anche reumatologici.

“Dal punto di vista reumatologico”, precisa la presidente, “d’altronde, è documentata l’associazione fra alcune malattie reumatiche come artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjogren, sclerodermia, polimiosite, artrite giovanile idiopatica e un’aumentata incidenza, rispetto alla popolazione sana, di carcinomi, linfomi e malattie linfoproliferative”. In questo senso di particolare interesse risultano gli studi di metanalisi, tra cui quello pubblicato da Simon (Teresa A. Simon, et al, Incidence of malignancy in adult patients with rheumatoid arthritis: a metaanalysis. Arthritis Res Ther 2015, Arthritis Res Ther 2015; 17-212), che dimostra un rischio aumentato per linfoma e carcinoma polmonare nei pazienti con artrite reumatoide”. Prosegue Marotto: “Allo stato attuale delle conoscenze, quindi, appare plausibile un approccio teorico unificato in onco-reumatologia, per il quale tuttavia mancano ancora molti elementi a supporto, che sono attesi dalle ricerche di laboratorio, epidemiologiche e cliniche, che devono essere opportunamente indirizzate sulla base di ipotesi coerenti”.

La cooperazione fra le due specialità è “attualmente possibile soprattutto attraverso l’inizio di un dialogo multidisciplinare diffuso (discussione congiunta dei casi clinici per l’indirizzo diagnostico-terapeutico) e la interdisciplinarità (interazione necessaria prevalentemente per la formalizzazione di linee guida o raccomandazioni cliniche condivise)”. “Tuttavia”, conclude la presidente del Collegio dei Reumatologi, “per un reale e costruttivo progresso scientifico, è necessaria una collaborazione che si ampli ed includa anche biologi, farmacologi, statistici, caregivers In questo senso CREI coglie l’occasione del World Cancer Day per lanciare un messaggio alle altre società scientifiche affinché si tenga conto della qualità della vita dei pazienti, grazie a una multidimensionalità che includa apporti di tipo fisioterapeutico e riabilitativo e di supporto psichiatrico e psicologico, data la prevalenza non trascurabile degli stati depressivi in ambedue gli ambiti”.

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